Nel deserto è facile perdersi, ma si può anche rischiare di ritrovarsi.
E' per questo che tanti se ne sono invaghiti. E se a Timbuctu i Dinamitri Jazz Folklore hanno potuto ritrovare le radici musicali di una cultura antica come quella tuareg per arrivare a toccarne l'essenza, allo stesso tempo si son dovuti rimettere in gioco. La toscanità, l'identità aperta e il senso comunitario che ha reso questa esperienza diversa da tante altre, sono state le chiavi di un incontro possibile. Ecco perché emerge
in questo disco “live” una doppia anima: da un lato la forte spiritualità ritualistica, da sempre presente nel battito musicale del livornese Dimitri Grechi Espinoza, sax alto, dall'altra il debordante vitalismo che lo ha contagiato attraverso Ahmed Ag Kaedi degli Amanar, o gruppi come
i Tartit ed i Daktaris. L’obiettivo sembra essere quello di esplorare
il linguaggio jazz studiandone le connessioni con i diversi idiomi,
e compiendo così una sorta di cammino a ritroso: da Ornette Coleman
al jazz modale, dal be–bop alle polifonie di New Orleans, dal blues all’Africa. Attivo dal 1999, il gruppo pubblica nel 2000 «Vita Nova» (Philology), ma il suo potenziale si esprime appieno nel 2003 con il secondo lavoro, «Folklore in black» (Caligola), che ha come ospite
il clarinettista Tony Scott. E se il terzo disco, «Congo Evidence» (Caligola), vede la presenza del poeta neroamericano Sadiq Bey,
nel successivo, «Akendengue Suite» (Rai Trade), c’è l’ancor più celebre Amiri Baraka (Leroi Jones), che compare ancora in «Live in Sant’Anna Arresi 2013» (Rudi Records). Sempre per la stessa label i Dinamitri Jazz Folklore pubblicano nel 2012 «La Società delle Maschere», che segna l’inizio della collaborazione con il vocalist Piero Gesuè, valore aggiunto anche in questo nuovo Cd. Di tutti i precedenti album, sempre molto attenti alle suggestioni dell’Africa sahariana, questo è quello che coglie maggiormente il lato giocoso del gruppo, in grado di essere profondo senza per questo apparire troppo “serioso”. La dimensione legata maggiormente al ballo emerge soprattutto in concerto, quando il pubblico diventa parte attiva dell’atto musicale. E’ per questo che
un disco come «Exwide – Live» era assolutamente necessario.
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