La musica di Braxton è spesso stata descritta in termini di “democrazia sonora”: i ruoli tradizionali del jazz – solista, accompagnatore, melodia, accordi – sono stati sostituiti da dialoghi orizzontali, da una partecipazione collettiva e da un uso aperto del materiale. Ma se questo ci dice molto del metodo, non ci dice altrettanto del risultato, perché uno degli aspetti più affascinanti della musica dell’ultimo Braxton è la nuova trama timbrica prodotta dalle improvvisazioni dei suoi gruppi. Questo “live” del Diamond Curtain Wall Quartet ne è uno straordinario esempio. Già un buon concerto era stato registrato due giorni prima a Mosca, pubblicato dall’inglese Leo Records, ma l’esibizione italiana (1°/07/2008) sembra migliore. L’organico non ha riferimenti specifici ad esempi jazz o di musica contemporanea, ma ciò che rende unica questa musica è la fusione tra combinazione timbrica ed improvvisazione, e quindi una sorta di tensione del colore. La scelta degli strumentisti non è infatti legata a questioni di registro o di complementarità timbrica, ma alla somma degli armonici, al colore inedito che si ottiene sommando i vari strumenti nell’improvvisazione. Questa tensione corporea del suono è modulata attraverso il dialogo tra i solisti, e produce la forma musicale, che non si basa sulle opposizioni tradizionali, ma sulle trasformazioni degli armonici – quindi del colore – prodotte dal dialogo. Oltre al puro assaporare i suoni degli strumenti, Braxton è interessato ad un nuovo modo di relazionarsi al tempo musicale. Di solito quello dell’improvvisazione è un tempo aperto, imprevedibile, che coincide con il flusso della vita e determinato dalla volontà degli esecutori. Invece Braxton ha adottato una strategia di controllo del tempo che, nella sua semplicità, è stata accolta con un sorriso, senza fare un’adeguata riflessione. Nei concerti usa infatti una clessidra della durata di circa un’ora. Esaurita la clessidra termina il set. La libertà dei musicisti è totale, lo sviluppo della musica è imprevedibile, ma il format temporale è rigidamente determinato. La responsabilità del compositore si esercita soprattutto nella sfera del tempo. Partecipano a questo dialogo improvvisatori più giovani di lui, ma lucidi ed attenti, che si chiamano Mary Halvorson, chitarrista fra i più originali delle nuove leve, il funambolico Taylor Ho Bynum, che suona un’ampia gamma di ottoni (dal trombone alla cornetta) e Katherine Young, virtuosa del fagotto, strumento davvero poco usato nel jazz.
credits
released July 1, 2008
Anthony Braxton
(soprano, sopranino and alto sax, contrabass clarinet, live electronics),
Taylor Ho Bynum
(cornet, flugelhorn, piccolo and bass trumpet, valve trombone),
Mary Halvorson (electric guitar), Katherine Young (basson).
supported by 16 fans who also own “«Quartet (Mestre) 2008»”
I am not surprised at how good this is. Thumbscrew are terrific and Anthony Braxton's music is always interesting and moving in different directions. I can not stop listening to this. The recording itself is so well done. It is a deep sound to crawl inside. liclon
Trumpeter Harry Spencer’s orchestral modern jazz has cinematic scope, inspired here by dissidents throughout history. Bandcamp New & Notable Oct 3, 2023
supported by 15 fans who also own “«Quartet (Mestre) 2008»”
This quintet has acquired legendary status as a working unit...all the musicians are exemplary at their craft and DD is one of my 'Big5'...he is an exquisite composer of both depth and breadth of vision...you can instantly recognise Dave's DNA in a tune...what's more, you feel there is also so much more to come!;his powers of expression are so special.
These compositions are from the heart and I can only suggest that you take them to yours...
John Cratchley