1) Hurray for Herbie; 2) Snake Out; 3) What It Is; 4) Our Colline’s a Treasure; 5) Status Seeking; 6) Medley: a] Soul Eyes, b] Changachangachanga; 7) Dig It Deep Down Baby**; 8) Left Alone*.
All compositions by Mal Waldron (* lyrics by Billie Holiday).
Recorded and mixed in Verona, on 22nd and 23rd February 2007.
Mal Waldron (1925–2002), uno dei più importanti pianisti della scena post–boppistica, è stato dimenticato forse troppo in fretta. Eppure l’Europa, sua seconda patria, gli deve molto. Dopo aver suonato con alcuni giganti del jazz moderno, da Mingus a Dolphy, il pianista si è trasferito nel 1967 Monaco di Baviera e negli anni ‘90 a Bruxelles. Fra i jazzisti europei che hanno avuto il privilegio di suonare con Waldron c’è anche Cristina Mazza che, dopo averlo conosciuto ai seminari tenuti da Giorgio Gaslini in Liguria negli anni Ottanta, ha registrato con lui e Reggie Workman nel 1991 l’album «Where Are You?». A cinque anni dalla morte del pianista neroamericano, l’altosassofonista nata a Milano, ma veronese d’adozione, ha pensato bene di organizzare una seduta di registrazione affiancando ai tre membri del suo ultimo quartetto europeo – Sean Bergin, Jean–Jacques Avenel e Sangoma Everett – altrettanti jazzisti italiani – oltre a lei ci sono infatti Bruno Marini e Daniele D’Agaro – formando così un atipico sestetto con quattro ance e senza strumento armonico, che ha reso omaggio a Waldron eseguendo con trasporto e freschezza creativa otto sue composizioni, alcune poco note, cui hanno dato nuovo smalto riusciti ed originali arrangiamenti. Quando abbiamo ascoltato questa registrazione ne siamo rimasti subito folgorati. Non era semplice resistere alla tentazione di pubblicarla, per far sì che tutti gli appassionati possano gustare, pur dopo molti anni, una musica più che mai viva ed attuale. Non è solo l’impatto dei quattro fiati a colpire: ogni brano ha un qualche motivo di interesse. Quello che si ascolta in «Celebrating the Music of Mal Waldron» è jazz profondo e viscerale, com’è sempre più raro sentire oggi. Una menzione speciale spetta a Sean Bergin, che in Left Alone, dopo un toccante prologo di Bruno Marini al sax baritono, recita con emozione le parole di Billie Holiday, trasformando la celebre canzone in un’accorata preghiera.
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