Non ha avuto fretta Michele Polga di dare un seguito all’eccellente«Movin’ house» (Caligola 2058), suo album del debutto da leader, che tanti apprezzamenti aveva ottenuto. Cinque anni non son pochi, ma tanta attesa è stata alla fine ripagata da un lavoro che segna un deciso passo avanti rispetto al precedente, rappresentando senza dubbio la raggiunta maturità artistica di un sassofonista che ha sempre lavorato con continuità e passione, pensando più alla musica che alla promozione della propria immagine, come testimonia anche l’oscuro ma prezioso lavoro in orchestra, specie con la Thelonious Monk Big Band. «Clouds over me» non ci regala soltanto un Polga cresciuto, più maturo e personale, del tutto padrone dei propri notevoli mezzi espressivi, ma anche un magnifico ed equilibrato quartetto, non una semplice seppur ottima sezione ritmica al servizio di un leader, ma un “vero e proprio gruppo”, come si dice in questi casi. Dei vecchi compagni d’avventure è rimasto soltanto Walter Paoli, con il suo pulsante e fantasioso drumming, a sostenere i voli del tenorsassofonista vicentino. Al suo fianco ci sono oggi il solido e pulsante contrabbasso di Stefano Senni ed il pianoforte lirico dell’amico Paolo Birro, che a Michele assomiglia per discrezione, mai invadente, prezioso quando accompagna, illuminante in ogni sua escursione solistica. Risulta originale l’idea di aprire e chiudere il disco con due versioni di Noise of the universe,
brano dalla melodia semplice ma basato su un riff ossessivo ed
accattivante, che ha il pregio di rimanerti a lungo in testa. Ed è forse per
queste sue qualità che Polga ha voluto offrircene una seconda take,
condita da loop e da qualche raffinato effetto elettronico, quasi
divertendosi a giocare al Dj, senza per questo disperderne la suadente
poesia. Tutte le sette composizioni originali presenti nell’album hanno una loro precisa ragione d’essere ed un profondo significato. Nessuna appare messa lì per caso, come semplice riempitivo. Da ricordare almeno il brano che dà il titolo al disco, pervaso da un sognante lirismo coltraniano, ma anche le raffinate melodie shorteriane di Have a look e Don’t call, tema anche questo di grande efficacia. Polga si fa addirittura da parte, consentendo a Birro ed al trio di giganteggiare in Francesco, ballad nostalgica e riflessiva, dai tenui colori evansiani.
credits
released November 6, 2023
Michele Polga (tenor sax, electronics), Paolo Birro (piano),
Stefano Senni (double bass), Walter Paoli (drums).
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